un racconto di Maurizio Cometto

1 Prima del grande blackout

Gentile signor Fourier,
chiedo scusa se la disturbo. Volevo semplicemente ringraziarla per il suo commento in mia difesa, in quel maledetto post su Giacomo Leopardi (che Dio l’abbia in gloria). La maleducazione sui social, e su questo in particolare, regna sovrana, e se una si azzarda a dire una parola in favore del buon senso, viene dileggiata e attaccata perfino sul piano personale. Robe da matti! Comunque ho già provveduto ad abbandonare il gruppo “Lettori italiani, scrittori italiani”, e a bannare un bel numero di meschini figuri. Non sarei stupita se lo avesse fatto anche lei. La saluto vivamente e le auguro buona serata.
Maria Invernizio.
(p.s. lo so che sulle chat è pleonastica la firma, ma sono ancora attaccata alle care, vecchie abitudini di un tempo).

 

 

Gentilissima signora (o signorina) Invernizio, ma le pare? Io quando leggo certe castronerie mi prendono i cinque minuti. Censurare i “Canti notturni di un pastore errante dell’Asia”! Io sono solo un matematico, ma ricordo bene quella poesia, perchè la professoressa alle medie ce la fece imparare a memoria: tutta! Soprattutto quel famoso verso mi rimase impresso: “in covile o cuna, è funesto a chi nasce il dì natale”. Magari fosse stato più funesto, per certa gente! Dove arriveremo di questo passo? Sì, li ho bannati anch’io. Comunque il suo messaggio mi ha fatto molto piacere. E anche la sua “firma”, sintomo di persona sensibile e attenta ai valori, così mi firmo anch’io. Con viva cordialità, Mario Fourier.

 

 

Signor Fourier,
che boccata d’aria fresca il suo messaggio! Così lei è un matematico… con quel cognome, del resto… Ma è di origini francesi? Vorrà scusarmi se le pongo domande personali. In quanto al Canto notturno (mi permetto di correggerla: è al singolare, non al plurale), pensi che combinazione: è anche la mia poesia preferita di Leopardi. E peccato che oggi sia caduta in disuso la pratica del far imparare a memoria le poesie ai ragazzi. Sarei stata ben felice di vederla recitare a cantilena a certi miei allievi scapestrati e indolenti. Sono certa che sarebbe servita loro a imparare un po’ di più la disciplina.
A presto!
Maria.
p.s.1: mi sono permessa di chiederle l’amicizia qui su Facebook…
p.s. 2: signorina, signorina… anche se ormai sono negli “-anta” da un bel pezzo.

 

 

Cara Maria (mi posso permettere?), grazie della correzione. Non mi offendo affatto: e ci mancherebbe! Per un matematico come me, per giunta insegnante (un’altra cosa che abbiamo in comune), la precisione è tutto. Ho già risposto alla sua richiesta di amicizia, come avrà potuto notare. Anche lei è di Torino, vedo. Oso spingermi a chiederle dove insegna. Per assicurarle la mia buona fede, le dirò dove insegno io: al glorioso liceo D’Azeglio, nel triennio. Che fatica coi ragazzi d’oggi… Fatica a stargli dietro, a capirli, a empatizzare con loro, sempre così immersi negli smartphone e in Tik Tok. Ma non voglio annoiarla con discorsi che conosce certamente meglio di me. A proposito: le confesso un segreto: Fourier non è il mio vero cognome! Scommetto che l’aveva già intuito, non è vero? Sa, coi ragazzi che bazzicano i social, preferisco evitare il rischio di mostrar loro certe mie idee o certi aspetti della mia vita privata, cosa che l’anonimato garantisce. Io penso che anche lei… Mi permette la battuta? È mica parente con Carolina, la scrittrice?

 

 

Birichino di un Mario! Vedo che è in linea… vero che è lì?

Sì, sono qui. Come sta, Maria?

Bene. Ehi, ma perchè non ci diamo del tu?

Stavo per chiedertelo io. Ma quindi davvero il tuo cognome è Invernizio?

Sì sì, esattamente come il tuo è Fourier…

Ah, e scommetto che anche il nome…

Eh già, bravo!

Ma allora abbiamo lo stesso tipo di fantasia, direi molto… poco fantasiosa!

Ah! Ah! Ah! E dire che tu sei un freddo matematico, mentre io sono una romantica letterata… Com’è possibile che ci somigliamo così tanto?

Lascia stare i luoghi comuni: con me non funzionano.

Che vuoi dire… che non sei freddo?

No: che di matematica non ci capisco un’acca.

Dai, smettila! Un po’ mi spaventi, lo sai? In fondo non so nulla di te. C’è solo quella foto di sbieco del profilo… Perchè non ne hai messe altre? Sono curiosa…

Perchè in foto vengo male, e per la storia della riservatezza. Anche tu, del resto, ne hai messa solo una… E io sono mooolto più curioso di te.

Scusa, hai ragione. Accuso te di precauzioni che ho preso io stessa. Che frana…

Tranquilla, non c’è problema. Comunque nella tua foto, anche se il viso è un po’ di sbieco, beh, si vede che… che hai una certa classe.

Grazie!

Sembra quasi una foto di tanti anni fa… aspetta, non nel senso che è vecchia… ha qualcosa di antico, direi quasi di classico.

Che belle parole… forse hai ragione. In effetti non ci avevo mai pensato.

Consideralo come un complimento. Non mi hai detto dove insegni…

Scusa… ti spiace se non te lo dico? Preferisco aspettare ancora un po’.

Naturale, naturale. Una cosa però devi dirmela. Ho visto che sul profilo hai scritto che sei… impegnata.

Tu sei single, vero?

Più che single sono una specie di zitellone, con l’età che ho. Ma tu sei davvero… impegnata?

No. Anch’io sono single.

Per scelta o per forza?

Ora devo andare. Mi piace parlare con te. Ci sentiamo presto!

Ho detto qualcosa di sbagliato?

No, tranquillo. È che devo uscire. E sono già in ritardo…

Va bene. A presto… Maria.

 

 

Ciao Mario, vedo che non sei in linea, ma ti scrivo lo stesso due righe, perchè stasera ho poco tempo – poi devo uscire, proprio come l’altra volta. È stata una giornata pesante. Quelli di seconda mi fanno impazzire! Ma non voglio annoiarti o deprimerti, visto che anche tu sei un insegnante. Volevo raccontarti un po’ di me, ma in realtà non so neppure da dove cominciare. A me non piace fingere. Sai, faccio una vita molto tranquilla, forse un po’ troppo. Aspetta, ho tante amiche, usciamo per musei, andiamo al cinema, ci troviamo a turno a casa di ciascuna per giocare a Monopoli o a Risiko. Insomma: ci divertiamo, davvero! Ma vivo da sola, e i miei sono morti tanti anni fa… Ehi, cosa sto scrivendo? Sembra quasi che io voglia lamentarmi, o fare la vittima, atteggiamenti che proprio non fanno parte del mio carattere. Scusami, Mario. A proposito, volevi sapere dove insegno… beh, insegno a Chieri. Alla scuola media di Chieri. Ma abito a Torino, almeno su quello non ho mentito. Oddio, mentito, che parolona… Mi ha fatto piacere conoscerti. Vedo che non sei ancora in linea… peccato. Allora ti saluto, e aspetto un tuo messaggio.

Maria.

 

Cara Maria, mentre tu scrivevi io ero al cinema. Sai, qui vicino c’è una sala dove proiettano le vecchie pellicole che amo di più. Sono appassionato di film noir degli anni quaranta e cinquanta, e stasera davano Il mistero del falco di John Huston. Un classicone, l’avrò visto almeno dieci volte. Lo conosci? Comunque, mentre sono in sala tengo sempre rigorosamente il cellulare spento, per questo non ti ho risposto. Non devi aver paura di raccontarmi di te, anzi, mi fa molto piacere! Dal tuo profilo non si capisce molto che tipo di donna tu sia, solo che sei carina (anche se l’unica foto è presa di sbieco, risulta evidente), e che sei una persona con i piedi per terra. Guarda che anch’io faccio una vita molto ritirata. Forse perfino più di te; sai, al cinema vado sempre da solo. Ho qualche amico, più che altro colleghi, ma loro non sono interessati ai film che mi appassionano. E poi la maggior parte di loro ha moglie e figli, e di sera vanno a giocare a tennis oppure a vedersi una partita di calcio. Io non sono come loro. Non scappare, eh? In genere sono molto riservato, non so se è l’ora tarda che mi fa scrivere di me, oppure qualcosa che si è creato tra di noi. Mi spiace che non sei in linea, sarai già a nanna. Senti, io domani ho la mezza giornata libera, dalle due del pomeriggio sono sempre disponibile. Scrivimi quando vuoi! Ora anch’io vado a nanna.

Mario

p.s. ma il tuo vero nome…? Io sono pronto a dirti il mio.

 

 

Mario! Ci sei?

Certo che ci sono! Come stai Maria?

Bene… Sicuro che non ti disturbo?

Ecco, lo vedi? Mi stai già rompendo le scatole… Ah! Ah! Ah!

 

Volevo scusarmi per il tono del mio message from last night. I… must have appeared to you as a… how do you say?Unlucky?

Cosa? Perché ti sei messa a scrivere in inglese? Comunque: figurati! E allora il mio mensaje ¿qué te hizo pensar en mí? Aparte de nerd: ¡un verdadero muerto viviente!

Język angielski? Co mówisz? To ty piszesz po hiszpansku… a raczej po kastylijsku!

ڇا… هي ڇا ٿي رهيو آهي؟ مريم، تون اتي آهين؟ ڇا توهان اڃا تائين آهيو؟

马里奥!马里奥!这里的一切都变得疯狂了!

(ctrl-alt-canc)

Oddio, Mario… mi sembra che adesso le cose siano tornate normali. Sei ancora lì? Ma cosa è successo??? Alla televisione parlano di un attacco hacker!…

Sto guardando RaiNews 24… è successo in tutto il Mondo… Dicono che Facebook sia impazzito… Madonna, ho visto certe cose… Scusa…

Anch’io! Tu ti sei messo a scrivere prima in spagnolo e poi in hindi!

E tu? Hai iniziato con l’inglese e hai finito con gli ideogrammi cinesi! Ma non è solo quello. Non hai dato un’occhiata alla bacheca di Facebook in quei momenti?

No.

Io sì. Una cosa pazzesca… Devo ancora riprendermi…

Al telegiornale hanno accennato a bizzarri malfunzionamenti della piattaforma… Però non hanno mostrato nulla… È tutto vero?

Sì! E io sono un matematico: una persona razionale. Non credo alla magia, o al paranormale. Non posso accettare che sia successo. Sì, è stato per forza un attacco hacker. Altrimenti… Non oso pensarci. Grazie, Maria.

Grazie di cosa?

Grazie che ci sei… Che posso parlare… Scriverti… Sennò impazzirei!

Dai, stai tranquillo. Ma cosa hai visto di così sconvolgente? Racconta, magari ti fa bene!

Sì. Mentre chattavo, o cercavo di chattare… con te. Ho guardato la bacheca di Facebook. Era tutta in bianco e nero. Spariti i colori. Spariti!

Forse un problema del monitor…

No! Solo Facebook! Solo lì! Aspetta, ferma, non scrivere, non interrompermi… lasciami finire, per l’amor di Dio… poi discutiamo.

Ok…

La faccia di un mio amico. Voglio dire, la sua foto del profilo. Una foto dove ha l’espressione triste, ma così, per scherzo. Almeno credo. Aveva il sorriso come un clown! Sono andato sulla sua bacheca, e c’erano post scritti in una lingua assurda… un alfabeto che non conosco… tipo ideogrammi, ma che non ho mai visto prima. Altre foto di altri utenti erano girate a testa in giù, altre ancora di novanta gradi. Sotto l’immagine del profilo di una mia amica c’era il nome “Osvaldo Grattacapi”, che non ho mai sentito prima. Sempre tutto in bianco e nero. Sono entrato sul suo profilo: poco tempo fa questa mia amica (oddio amica: conoscente, è un’ex collega) aveva postato un video di suo figlio mentre gioca a tennis, sai, credo sia campione regionale o qualcosa del genere. Era un video di un minuto intero, ma ora durava solo trenta secondi. Tutto a velocità doppia: sembravano le comiche degli anni ‘20. Sono tornato a scorrere la bacheca: facce con spirali ruotanti al posto degli occhi e lingue di fuori; filmati che giravano al contrario; testi nelle lingue più strane che io abbia mai visto. E a un certo punto… a un certo punto…

A un certo punto cosa? Dai, continua!

In quel momento ho creduto di impazzire. Io… muovevo il cursore, o le freccette della tastiera, per scorrere la bacheca come si fa di solito, cioè andando verso il basso. Ma la bacheca scorreva al contrario! Scendeva lungo lo schermo! Qualsiasi freccia schiacciassi, andava così! E a un certo punto, le date dei post… “pubblicato il giorno 32 febbraio 2310 a.C.”, oppure: “pubblicato il posdomani del giorno dopo l’altro ieri”, oppure aspetta, ne ricordo un altro, ci provo anche se conosco poco il francese: “Publio le 24 Thermidor 1799”. Madonna mia…

È incredibile. Ma sarà davvero un hacker? Possibile? Io non ci capisco nulla di queste cose.

Più che un hacker, forse un insieme di hacker. E su Google, su Twitter, su Instagram, era tutto normale. Solo qui! Solo su Facebook!

Ma noi non chattiamo su Messenger…?

Messenger è legata a Facebook, è la sua chat, per così dire, anche se si può usare in modo separato.

Va bene. Ora però calmati. Calmiamoci. È stato solo un momento, tutto mi sembra tornato normale.

Speriamo, cara Maria. Speriamo. Mi sembrava di essere uscito di testa. Ehi, aspetta! È arrivato anche a te?

Cosa?

Un messaggio da Zuckerberg!

Zuckerberg???… Ehi, è vero!

Presto, leggiamolo.

 

Messaggio di Mark Zuckerberg, CEO di Meta, Inc.
Gentile utente,
avrai notato che nelle ultime ore si sono verificati dei malfunzionamenti sulla piattaforma Facebook e sul servizio di messaggeria Messenger. A nome di tutta Meta ti porgo le mie scuse, anche se posso assicurarti che il fenomeno non è dipeso dalla nostra volontà. Attualmente i danni sono stati contenuti e circoscritti, ma siamo impegnatə a svolgere verifiche più approfondite. Per questo motivo, al fine di facilitare la ricerca capillare delle cause, ed evitare il ripetersi di qualsiasi ulteriore problema, tutte le piattaforme Meta verranno fermate per quarantott’ore, a partire dalle ore 00:00 GMT del 12 aprile. Non è stata una decisione facile, ma insieme al mio team abbiamo concluso che fosse necessario. In qualche modo Meta è stata attaccata, ma Meta è forte ed è in grado di risollevarsi; per farlo al meglio, ha bisogno di fermarsi, in modo che si possa procedere a una diagnostica più efficace. Tutti i tuoi dati naturalmente sono al sicuro, e non verranno minimamente intaccati; non è neppure necessario che tu compia nessun tipo di azione. Il normale funzionamento del sistema riprenderà dalle ore 00.00 GMT del 14 aprile. Mi auguro, ci auguriamo, di ritrovarti presente e attivə da quel momento in avanti. Meta è forte, e lo è grazie al contributo di tuttə, anche del tuo. Non vogliamo perderti.

Mark Zuckerberg

 

2 Dopo il grande blackout

 

Da: inverniziomaria@provider.com A: marianorossetti@provider.com Oggetto: Résumé
Carissimo Mariano,

innanzitutto, come stai? Spero che tu ti sia ripreso dopo l’episodio che tanto ti aveva sconvolto. Per me è già come se appartenesse a un lontano, lontanissimo passato. Qui da me le cose procedono bene, anche se a fatica. Si avvicinano i giorni degli scrutini, e i ragazzi sono sempre più agitati, mentre le colleghe hanno i nervi a fior di pelle. Io mi consolo, la sera, uscendo con la mia amica del cuore, che si chiama Giovanna, te ne ho mai parlato? Andiamo spesso a teatro, l’abbiamo riscoperto di recente e ci piace. Ieri sera, per esempio, abbiamo assistito al riadattamento di una pièce del grande Cechov: “Il giardino dei ciliegi”. Sono tornata a casa piena di meraviglia e scossa da tanti pensieri e tantissime speranze. Una di queste sei tu, Mariano, mio carissimo amico; anche se non ci siamo mai incontrati, ti sento molto vicino, e occupi un posto speciale nel mio cuore. Non angustiarti troppo per ciò che è successo, in fondo noi non possiamo farci nulla, inoltre la situazione pare essersi ristabilizzata. Cerca di vivere la vita nel presente: è il modo migliore per tirare avanti. Ti saluto con grande affetto, e rimango in attesa di tue nuove.
Maria.

 

Ciao Maria, per fortuna ti fai viva! Cominciavo a preoccuparmi. Io sto bene, e vivo più o meno le stesse tue rogne sul lavoro; l’episodio del blackout su Facebook ormai l’ho già dimenticato, anche se in fondo non è passato molto tempo. Ma come hai fatto a scoprire il mio vero nome??? Non mi pareva di avertelo detto. Intendiamoci, mi fa piacere, così ti sento ancora più vicina, ma… E tu? Ti chiami davvero Maria Invernizio, allora? Facevi solo finta di usare uno pseudonimo, birichina che sei. Un’altra cosa che non capisco, se mi permetti, è l’inizio del tuo messaggio, con i nostri indirizzi mail. A proposito, dove hai scovato il mio? Te l’avevo dato io? Tra l’altro, se mai ti servisse, è un indirizzo vecchio, l’ho chiuso già due anni fa. Il mio indirizzo adesso è questo (prendi nota):
mariano.rossetti@provider2.com.
In ogni caso, ciò che dici di provare per me mi riempie di gioia, e sappi che tutto quanto è corrisposto. Anche tu per me sei sempre più importante. Ora devo andare, ma ci sentiamo presto. Un bacio dal tuo Mariano. p.s.: Cechov non lo conosco (anzi, forse lessi anni fa qualche suo racconto, ma credo di averli rimossi, scusa l’impertinenza…) p.s. 2: non ti trovo mai in linea… come mai? p.s. 3: e se ci scambiassimo i nostri numeri di telefono…?

 

Mittente: Maria Invernizio, viale dei Platani nr. 13, Torino Destinatario: Mariano Rossetti, vicolo Stretto nr. 2, Torino
Dolce Mariano, amico del cuore,
ho ricevuto la tua ultima lettera e come sempre leggere le tue parole e avere tue notizie mi ha riempita di gioia. Qui da me le cose proseguono come sempre, monotone ma in fondo pervase da una gioia sottile. Non posso e, in ultima analisi, non voglio lamentarmi. Il mondo è pieno di brutte persone, ma anche di gente che sta peggio di me. In altri tempi mi sarei definita una donna felice a metà, ma ora che ci sei tu, la mia felicità può dirsi completa, o, perlomeno, è sulla strada per esserlo. Mi chiedi per quale motivo “non sono mai in linea”. Non lo so, Mariano mio. Come sai capisco pochissimo di cose tecnologiche; in fondo sei tu il matematico, perché non me lo spieghi tu? E per il numero di telefono… beh… quanto tempo è passato da quando ci siamo conosciuti? Ho perso la cognizione dei giorni, dei mesi e degli anni. È bello lasciare che il presente ti culli dolcemente. Viviamo questa nostra meravigliosa relazione così com’è ora. Lasciamo che le cose accadano da sole, è così che si raggiunge una vera comunione di spirito. Abbiamo entrambi le nostre vite, e in ognuna di esse abbiamo trovato un piccolo spazietto per lasciar entrare un seme. Diamogli il tempo di aprirsi e di crescere, accudendolo e curandolo, e vedrai che presto darà i suoi frutti. Non ti angustiare troppo. Ti bacio.

Maria.
p.s. (scritto due ore dopo il resto della lettera): e va bene, ci ho ripensato. Mi hai convinta. Ti lascio il mio numero: eccolo.(segue un numero di cellulare)

 

Maria, continui a non essere in linea. Anche il tuo profilo Facebook non da segni di vita ormai da tempo. Sei sparita! Ma la cosa peggiore è che hai sempre il cellulare spento… Non hai visto le mie chiamate? Fatti viva tu, appena puoi. Perché tentenni così? Perché mi scrivi quei messaggi come fossero lettere di cinquant’anni fa? Cosa ti succede? Chiamami! Chiamami, per l’amor di Dio. Non capisci? Non ha più senso fingere, o semplicemente esitare. Dobbiamo parlare, dobbiamo… dobbiamo incontrarci. Ecco, sì, incontrarci dal vivo! Ci siamo trovati: ogni ora che rimandiamo il nostro incontro, per paura o chissà cosa, è un’ora rubata alla nostra felicità… Dunque, non avere paura. Chiudo e ti aspetto. Non ha più neppure senso che continuiamo a scriverci qui sopra, in fin dei conti. Ti bacio anch’io. Mariano.

 

Da: numero di cellulare di Maria
A: numero di cellulare di Mariano
L’idea di incontrarci è meravigliosa, però. Sì, come scrivi, ho paura. Forse. Mi sento così bene in questo periodo. Come possiamo fare? Io… ti voglio bene. C’è

Da: numero di cellulare di Maria A: numero di cellulare di Mariano

Scusa, finiti i caratteri! Dicevo: c’è qualcosa che mi sfugge. Che ci sfugge. Dobbiamo essere prudenti. Ho paura di distruggere… di distruggere la mia felicità.

 

Maria, a volte mi vengono dei dubbi. Ho paura che tu, per chissà quali motivi, mi stia prendendo per i fondelli. Non offenderti per queste mie parole! Sono solo dei dubbi… Perché non capisco. Non capisco il tuo modo di scrivere, non capisco perché tieni sempre il cellulare spento (mi hai bloccato?), non capisco soprattutto le tue indecisioni, i tuoi tentennamenti, le tue fobie. Temi di distruggere la tua felicità? Ma scherzi? Parliamoci chiaro: tu non sai ancora che cosa sia la vera felicità. E sei in buona compagnia, perché non lo so neppure io. Ma conosciamo entrambi la strada per raggiungerla, come dicevi in un tuo messaggio. Percorriamola, quella strada. Percorriamola insieme! (ti prego…) Mariano

 

BIIIP!
(messaggio vocale)
Pronto? Mariano? Perché non rispondi? Volevo dirti… Ecco, dici che ti sembra che io ti prenda per i fondelli. Ma è la stessa cosa che sembra a me di te! Le tue lettere sono così strane, così difficili da interpretare. Per esempio: cos’è Facebook? Io… non so… Ho l’impressione che tu sia cambiato, cambiato di molto rispetto a… rispetto all’inizio. È come se tu, in qualche modo, ti stessi allontanando da me. Quanto tempo è trascorso? Scusami, però… Sei diventato incostante, sfuggente, enigmatico. Per l’incontro… non so, te l’ho detto. Viviamo il presente. Non forziamo nulla. Sarei tentata, però… Oh, lasciamo stare. Fatti sentire. Ti bacio forte. Ti voglio… ti voglio bene. TUU-TUU-TUU-TUU-TUU…

 

Maria, DOBBIAMO incontrarci. Se non altro per chiarire. Perché io non ci capisco più niente. Potrei continuare, argomentare, ipotizzare, ma a cosa servirebbe? Molto più semplice parlare vis à vis. E se sei tentata, come hai scritto, vuole dire che lo desideri. È solo questo che conta, in fondo, ed è meraviglioso. Lo desideri: anch’io lo desidero. So che hai il giorno libero il mercoledì. Io non ho problemi a prendermi un permesso. Non voglio che ci vediamo di sera, per rispetto ai tuoi giusti timori. Facciamo mercoledì prossimo, alle 16, davanti all’ingresso del Museo Egizio. Sei d’accordo? Dimmi di sì, ti prego, e dimmelo per tempo. Io ci conto. Anch’io ti voglio bene.
Il tuo Mariano.
p.s.: l’impressione di un allontanamento è reciproca, non so da cosa possa dipendere; anche per questo è venuto il momento di rompere gli indugi.

Ricevuto tuo invito – STOP – Desiderio incontrarti sempre più forte – STOP – Accetto data ora et luogo appuntamento – STOP – Avrò capelli legati con foulard rosso – STOP – Maria

 

3 Disincontri

 

Ho deciso di scriverti. È trascorso qualche giorno dal nostro… come chiamarlo? “Disincontro”? L’incazzatura mi è passata, forse. Sono tornato lucido. Ci ho ragionato sopra, non ho dormito la notte, lambiccandomi la testa come neanche per il teorema di Fermat. Perché l’hai fatto? Così, senza dirmi nulla. Sono stato lì un’ora. Un’ora intera, avanti e indietro, in mezzo alla folla di passanti che si andava ingrossando. Mi sentivo uno stupido. Mi sentivo tradito. Mi sentivo impotente. Provo a chiamarti al cellulare: niente. Provo a scriverti un messaggio: niente. Ho perfino avuto timore che ti fosse successo qualcosa, chessò, un incidente, un rapimento, gli UFO… Non volevo accettare l’evidenza. Che è lampante: hai cambiato idea. Hai reputato che il gioco non valesse la candela. Hai riguardato la mia unica foto su Facebook, e mi hai visto finalmente con occhi spassionati, con il velo dell’illusione calato giù. E allora hai sorriso, e hai detto: no. Questo qui non m’interessa. Non ci vado neppure, all’incontro. Non rispondo più ai suoi messaggi. Anzi, lo blocco. È così che è andata, non è vero? E io adesso come faccio? Sono disperato. Mi costa ammetterlo, ma chissenefrega dell’orgoglio: sì, sono disperato. Dimmi solo perché. Perché non sei venuta. Perché sei sparita. Di tutto il resto, dei misteri, delle parole non dette, non mi frega più nulla. Aspetto una tua spiegazione, breve, sintetica, ma chiara. Non fingere, ti prego; per l’ultima volta, o forse la prima, sii te stessa pienamente. Io ti lascerò stare. Cercherò di dimenticarti. Non sarà facile, ma cercherò. Tuo per pochi giorni, e solo virtualmente. Mariano.

Fronte cartolina, immagine in bianco e nero:
L’ingresso del museo Egizio di Torino, visto di tre quarti in una giornata nuvolosa; lo scorcio visibile di via Accademia delle Scienze è deserto.
Retro cartolina, lato sinistro, testo scritto a penna in corsivo: Torino, 18 maggio 1976.
Ecco il luogo del nostro appuntamento, esattamente com’era quel mercoledì alle 16.
Non sei venuto, non mi hai lasciato nessuna spiegazione.
Solo ora ho il coraggio di scriverti, per chiudere in modo definitivo.
Spero che la vergogna ti inghiotta per sempre.
Sparisci dalla mia vita.
Maria.

 

Maria, che significa “18 maggio 1976”? Che significa questa sorta di cartolina tanto “vintage”, ma anche smaccatamente “virtuale” (è chiaramente una scansione)?
Vorrai mica farmi credere che, come in un pessimo film di fantascienza, tu non appartieni al 2023? Che vivi in un passato lontanissimo e nostalgico? Davvero mi pensi così ingenuo? Facciamo finta che sia così. Com’è potuto accadere? Forse è colpa di quel blackout di Facebook? È a causa sua che tu ti sei così tanto allontanata da me, fino a diventare irraggiungibile? Non riesco a immaginarne il modo, il meccanismo. Oppure tutto quel rimescolio mi ha messo in contatto con un’altra Maria, una Maria del passato, che non c’entra nulla con la Maria che avevo conosciuto prima, la Maria del presente? Anche qui, quale meccanismo avrebbe permesso tutto ciò? Tu leggi i miei messaggi come fossero lettere, io ricevo le tue lettere come fossero messaggi… Che senso ha? Non credo a queste stravaganti congetture. Rimane il fatto che non sei venuta all’incontro, anche se dici che in quel tempo, in quel 1976, tu ci sei andata (e per forza non mi avresti trovato). Rimane il fatto che mi mandi questi scherzi di pessimo gusto, per motivi che non riesco a comprendere. Di nuovo addio, Maria. Forse me ne sto facendo una ragione. Sapendoti così irraggiungibile, anche solo in una (nostra? o solo tua?) finzione, è più facile accettare di averti perso. Ora ti saluto… per sempre. Da un futuro lontano, mai più tuo, Mariano.

Ultima tua lettera puro delirio – STOP – Non sono pazza né bugiarda – STOP – Offesa non più cancellabile – STOP – Salutami marziani et viaggiatori tempo – STOP – Mai stata tua – STOP – Maria