una Pillola da bar di Roberta Raeli

 

Franco é una di quelle persone che c’è sempre senza fare rumore. 

Non perché sia silenzioso ma perché la sua presenza é discreta e delicata. Allo stesso tempo é una roccia, il punto di riferimento per noi baristə senza fiato e forze. Un faro nella notte quando in chiusura compare dal nulla, materializzandosi a mo’ di spirito della salvezza, tra i millemila bicchieri abbandonati in giro per i tavoli esterni. 

Difficile dire quale sia la sua dote migliore. Ne ha molte. Difficile anche trovargli dei difetti. Sempre tranquillo, disponibile, di buon umore. Buono, ecco forse troppo, in un mondo fatto di arroganza e prepotenza. Lui rappresenta i miei ideali nelle relazioni con le persone. Le sue battute simpatiche che smorzano anche lo stress delle ore di punta. Il suo atteggiamento rispettoso e un po’ all’antica ma per me sempre di moda.

“Il solito” dice con sorriso sornione “grande in tazza lunga”. E giù a ridere. 

E poi è forte. Forte come il più papà dei papà. “Ocio Franco, la tua schiena” lo riprendi quando porta pile di vassoi e piatti “ eh benon, la se slonga” mi risponde tutto impettito simulando posizioni yoga improbabili. Affettuoso senza essere fastidioso, paziente tanto da sopportare persino le battute poco simpatiche di Pietro che lo stuzzica. Instancabile, nonostante abbia superato da mo il mezzo secolo, ma eterno bambino. 

È un volontario, dal cuore d’oro. Arriva quando serve per sparire tra i lampioni alla fine del turno. Quante volte mi ha aiutata, facendo le ore piccole piccole, a passare i tavoli, a chiudere i gazebo d’estate, a sistemare le bottiglie e riempire i frigoriferi. Che lavoro!

E anche adesso che siamo quasi a Natale si diverte a mettersi il cappuccio di Babbo e portare un cioccolatino a tutti. E io non ne posso fare a meno. 

Nè di lui nè del ciccolatino. 

Evviva la cioccolata allora, con “un caffè longo in tazza granda” e alla prossima comanda!